La prima giornata del Roma Fiction Fest non è partita con il piede giusto per il sottoscritto. Dopo aver visto il film TV Lea di Marco Tullio Giordana ho scelto di seguire l'onda lunga dei rumors e della pubblicità e di dare fiducia alla mini serie inglese The Last Panthers, da venerdì13 novembre in onda in esclusiva su Sky Atlantic.
Presentata come Crime Story di respiro internazionale che, secondo alcuni critici, avrebbe riscritto i capisaldi del genere, mi permetto di dire, dopo aver visto la prima puntata che più di una pantera questo prodotto è un gattone abbastanza docile. Chi come noi italiani, che negli ultimi anni ci siamo gustati prodotti come Romanzo Criminale, Gomorra e prossimamente Suburra non può non essere di gusti difficili sui prodotti di tale genere.
Dopo la bella sigla (Blackstar scritta e cantata da David Bowie) si nota subito che The Last Panthers trae molta della propria forza narrativa dalle diverse e cupe ambientazioni: si parte da Marsiglia, per seguire l'evolversi di una rapina in banca ad opera di una banda di criminali serbi guidati da "L'Animale" (Goran Bogdan), ex membro della milizia del comendante Arkan, e la conseguente fuga dei banditi con i diamanti rubati.
E, naturalmente, di come la polizia e la compagnia assicurativa si muovono per ritranciarli attraverso i rispettivi canali e metodi.
La polizia è rappresentata da dall'ufficiale franco algerino Kahlil (Tahar Rahim) moto poco amante alle regole e disposto anche a superare il limite della legalità per risolvere il caso. Gli interessi della compagnia invece sono messi in scena dal perfido assicuratore Tom (John Hurt) e dalla sua prima aiutante Naomi, ex soldatessa ONU traumizzata dai ricordi dolorosi di vecchie missioni in Serbia. La caccia ai diamanti conduce i protagonisti e lo spettatore in giro per l'Europa: dopo Marsiglia, l'Italia, l'Ungheria e infine Belgrado.
Non si può non notare come gli autori abbiano voluto evidenziare come esista, in alternativa all'Unione Europea, una globalizzazione del crimine e di come sia ramificata anche in molti importanti centri di potere. Se dal punto di vista scenico The Last Panthers colpisce l'occhio, rimane però poco avvincente e persino deludente sul piano narrativo e con un ritmo assai compassato, impedendo la costruzione di un legame emotivo con lo spettatore e dando la sensazione di qualcosa di già visto. Magari le prossime puntate daranno uno scossone e gli stessi attori daranno prova del loro indiscusso talento, ma ad oggi è sicuramente una "falsa partenza" per le attese pantere.
Dalla Cupola criminale internazionale dei giorni nostri nel mi sono trasferito in Inghilterra e precisamente nel 1529 all'epoca di Enrico VIII per godermi la serie Wolf Hall inserita dagli esperti nel genere "Period Drama".
La storia è nota ai più: Enrico VIII (Damian Lewis) dopo vent'anni di matrimonio con Caterina di Aragona e ancora privo di erede maschio ha deciso di chiedere l'annullamento al Papa. Incaricato di tale delicata operazione è il potentissimo Cardinale Wolsey (Jonathan Pryce) nonché Primo Cancelliere del Re. Nonostante gli sforzi del Cardinale, la richiesta del Re viene respinta dal Papa provocandone la sua ira. Un'ira sobillata, dalla scaltra Anna Bolena, che si abbatte sul Cardinale reo di non aver soddisfatto i desideri del Re e confnato agli arresti domiciliari in campagna. Tutti abbandonano il Cardinale, tranne Mastro Thomas Cromwell (Mark Rylance,) uomo di grande intelligenza, che sebbene di origini umili è riuscito a conquistare la fiducia e la stima dell'alto prelato.
Il pilot è strutturato in flashback tra il presente in cui si racconta la Caduta del cardinale e il passato in cui il prelato tenta di soddisfare il Re organizzando, con scarsa fortuna, piani e complotti.
Immaginate di vedere un House of Cards in costume senza però un protagonista dotato del carisma e la personalità di Kevin Spacey. Visivamente bello da vedere, Wolf Hall è assai lento e compassato nel ritmo e il testo regala pochi scossoni e momenti emotivi intensi dal punto di narrativo e intepretativo. Ci si aspetta in una corte inglese complotti, congiure e tanta suspense invece tutto appare scontato e prevedibile.
Il potenziale c'era ma al momento mal sfruttato.