I genitori spesso non riescono ad affrontare con i propri bambini argomenti che riguardano temi dolorosi e cadono nell'errore o di nasconderli o di edulcorarli eccessivamente.
Bisogna invece avere il coraggio di trattare con loro anche i temi difficili purché si usino parole giuste e delicate, affidandosi, se non si è in grado di farlo da soli, ad un aiuto esterno che può avere le sembianze di un terapeuta o, molto spesso, di un libro.
Così, in modo semplice e colorato, viene affrontato da Giovanna Pignataro il tema dell'adozione con Aspettiamo, un libro, edito dalla Marotta & Cafiero, che ha le dimensioni di un album da disegno in cui sono magnificamente illustrate, da Tiziano Squillace, le emozioni, le ansie e le gioie di due mondi diversi e distanti che, dopo una lunga attesa, fatta di speranze, di angosce e di domande senza risposte, di desideri affidati ad una bottiglia, si incontrano e danno vita ad una famiglia.
Abbiamo incontrato l'autrice di questo libro, abituata a dialogare con i bambini e le abbiamo posto qualche domanda.
Di cosa tratta e come nasce questo libro?
Il libro nasce per caso. Mi avevano così colpito le email ricevute da un papà che aveva adottato una bimba, da scriverne un racconto che, in seguito, ha preso vita nelle illustrazioni di Tiziano Squillace, che ha saputo cogliere e colorare le emozioni scaturite da quello che avevo scritto. A lavoro finito, abbiamo dato un prosieguo al tema trattato mediante un documentario, con la regia di Francesco di Martino, visualizzabile tramite il codice QR. Aspettiamo è un testo che tratta in maniera leggera un tema difficile da spiegare ai bambini: quello delle adozioni. È una storia vista in parallelo: da una parte due genitori che sperano di adottare e dall'altra due bambini che sognano di essere adottati; due mondi a confronto, due mondi lontani che alla fine si incontreranno.
Quando i bambini sono in libreria spesso scelgono un libro perché sono attirati da una bella copertina. Ma al di là di questa , perché il suo libro dovrebbe essere letto?
Bisogna dare sempre una risposta ai bambini, sopratutto su argomenti difficili. Un libro come questo, così grande e che dà tanto spazio all'immagine e all'immaginazione, è un modo per avvicinare i piccoli, in maniera serena, ad un discorso che può essere anche drammatico.
Lei parla di immaginazione, ma crede che i bambini, senza la guida di un adulto, siano capaci di andare oltre ed afferrare il significato del suo racconto?
Penso che i bambini ci riescano. Oggi spesso sono lasciati in balia di oggetti digitali, ma ciò non vuol dire che se messi a confronto con "cose concrete" non riescano a capirle. Siamo un po' noi che facciamo la scelta; proprio per questo con "La Casa dei Conigli" sviluppiamo film per bambini usando materiali comuni, pupazzi fatti con oggetti veri che il bambino può anche riprodurre da solo, ed è questo un modo per avvicinarlo alla realtà.
In questi anni si è dedicata a realizzare tanti progetti. Qual è la cosa che le ha dato più soddisfazione?
Lavorare a stretto contatto con i bambini e vedere la loro meraviglia quando in televisione vedono animati i pupazzetti che loro stessi hanno realizzato.