Con una decisione che desta particolari perplessità, dallo scorso 28 febbraio Apple si è adeguata alle leggi di Pechino: d’ora in poi, i servizi cloud offerti ai cittadini saranno gestiti dai server della Repubblica popolare.
L’azienda di Cupertino ha tenuto a precisare come i valori in cui crede - rispetto della privacy e tutela degli utenti- non varino a seconda del luogo in cui i prodotti vengono venduti. Tuttavia, questa volta non è riuscita ad ostacolare la volontà del governo cinese, essendo Apple tenuta a rispettare le disposizioni legislative di tutti i Paesi.
I dati saranno trasferiti sui server della società – strettamente legata al Partito comunista cinese - Cloud Big Data Industry, creata a Guizhou nel 2014.
Apple assicura, tuttavia, che continuerà a mantenere il controllo sulle chiavi crittografiche dei dati iCloud, oltre a rispondere delle richiese giudiziarie per i dati in suo possesso dei singoli individui.
Il tutto nell’ottica della sopravvivenza di un briciolo di garanzia alla privacy dei consumatori, tematica che preoccupa moltissimo gli attivisti per i diritti umani. Jing Zhao, infatti, ci tiene a ricordare che, un decennio fa, Yahoo! cedette i dati di alcuni cittadini al governo cinese, e questo provocò numerosi arresti e condanne a morte.
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