Ascoltando canzoni, per radio o attraverso qualsiasi altro supporto, può capitare di sentire rumori strani, suoni particolari o spezzoni di melodie note.
Sappiamo bene che tutto ciò è opera della tecnologia moderna che permette, in corso d'opera, “diavolerie” impensabili fino a pochi anni fa.
All'inizio del secolo scorso, chi voleva riprodurre riff o strumenti caratteristici doveva riprodurli dal vivo. Ma l'invenzione dei registratori multitraccia ha facilitato la vita ai musicisti e agli ingegneri del suono, perché finalmente si sono resi disponibili librerie con suoni e rumori sovrapponibili a qualunque brano. Nacquero così i campionamenti musicali a cui dai rumori di strada, versi di uccelli, suoni di campane e così via si aggiunsero cori, marce e melodie standard di orchestre o di singoli strumenti.
Tutto divenne riproducibile dal vivo con supporti come il Chamberlin e il Mellotron, veri e propri congegni elettro-meccanici, i quali permettevano di richiamare i campionamenti incisi su nastro, pigiando anche un solo dito sulle loro tastiere (demo).
Negli anni '60, davanti a questi nuovi giocattoli (così venivano chiamati), i puristi storcevano il naso perché si rendeva superfluo l'ingaggio di musicisti esterni. Ma ben presto si aprirono le porte ai sintetizzatori. Nascevano le tastiere monofoniche. La prima a scendere in campo fu il Moog che, grazie ad oscillatori e moduli, permetteva di creare suoni nuovi alternando anche la loro frequenza girando semplici manovelle.
Con lo sviluppo tecnologico si è arrivati non solo a polifonie complete, ma a strumenti meno ingombranti e sopratutto meno costosi, come le tastiere attuali che, grazie a rom esterne, possono aumentare la gamma di suoni offerti.
Con internet i campionamenti sono alla portata di tutti. Senza tastiere, ma con un semplice computer chiunque può registrare una traccia, senza bisogno di andare in sala di incisione, richiamando intere librerie o di loops.
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