Squid Game è la serie televisiva sudcoreana, scritta e diretta da Hwang Dong-hyuk, che sta riscuotendo un enorme ed inaspettato successo in tutto il mondo. La serie, costituita da nove episodi, narra la storia di un gruppo di 456 persone distrutte dai debiti, che accettano di partecipare ad un gioco mortale per vincere un grande montepremi. Nessuno di loro però è a conoscenza del fatto che, chi non supera un livello, non viene solo eliminato dal gioco ma perde la vita in quello che si rivela essere un folle esperimento sociale.
Dopo solo un mese dall’uscita su Netflix, Squid Game è stata dichiarata la serie più vista dal momento della sua uscita, contando 111 milioni di spettatori nel mondo; battendo anche Bridgerton che deteneva il record con 82 milioni di spettatori. Il progetto iniziale, elaborato circa 10 anni fa, doveva essere un film nato dai manga giapponesi, ma gli studi di produzione coreani lo ritenevano troppo violento. Hwang Dong-hyuk ha deciso poi di cambiare il suo progetto trasformandolo in una serie. Poiché la serie è uscita recentemente, non è stata ancora ideata una seconda stagione. Inoltre, sebbene tutti attendano con impazienza un sequel, il creatore teme di deludere il pubblico e che i nuovi episodi potrebbero non essere all’altezza dei precedenti. Proprio per questo motivo, in un’eventuale seconda stagione, cercherebbe di seguire i suggerimenti degli spettatori sui social network per soddisfare le loro aspettative.
La serie parla di ansie economiche e di lotta di classe, temi sentiti in Corea ma che hanno una risonanza globale e che per questo hanno attirato spettatori da tutto il mondo. A rendere davvero efficace la serie è la contrapposizione dell’innocenza dei giochi infantili di sopravvivenza alla consapevolezza che sta per accadere qualcosa di terribile e che fornisce velate allegorie quotidiane sulla vita adulta. Come altre serie, Squid Game ha un chiaro messaggio di denuncia sociale: il povero è costretto alle azioni più atroci per uscire dalla sua condizione mentre i ricchi osservano compiaciuti la loro situazione. In tutta la serie si contrappongono egoismo e altruismo; i personaggi della serie si comportano in modo poco etico dovendo spesso scegliere se salvare se stessi o uccidere un altro partecipante del gioco. Quando osserviamo dei personaggi che si comportano in maniera socialmente inaccettabile, in realtà diamo voce alla parte di noi meno etica e che talvolta cerchiamo di contenere. Immedesimarci in loro è un modo per far sfogare la nostra parte peggiore senza danneggiare nessuno. Ma la serie, sotto la superficie violenta e crudele, rivela anche una visione umana delle amicizie che si formano per necessità in un inferno distopico, ma anche perché il sostegno reciproco durante un momento di bisogno può davvero legare due persone.
Altri elementi ricorrenti in Squid Game sono l’angoscia della morte e la voglia di riprendere il controllo della propria vita. Se pensiamo a quello che abbiamo passato durante i mesi della pandemia, in cui le nostre vite erano bloccate e prevaleva la paura del virus, allora l’uscita di una serie cruenta e angosciante come questa funziona quasi da catarsi. È ammirevole il fatto che, nonostante questi temi siano macabri, le scenografie, le musiche e la rapidità con cui gli eventi si susseguono nella serie non consentono allo spettatore di percepire subito tutta la crudezza di quello che succede ma, piuttosto, alimentano la curiosità di vedere quale sarà il rapido evolversi della storia e l’esito finale del gioco.
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