Occuparsi di una rubrica musicale, mese per mese, è piuttosto facile se si trattano storie conosciute e apprezzate di artisti entrati ormai nell'immaginario collettivo, ma la vera sfida è quella di far conoscere ai teeneger quello lontani dal mainstream, personaggi di cui non conoscono l'impatto che il mondo della musica ha avuto grazie a loro.
Ed è per questo motivo che abbiamo deciso di dedicare al primo personaggio che osò presentarsi sul palco con gli occhiali da vista il nostro consueto articolo mensile: Buddy Holly.
Un musicista che, come sottolineato dalla rivista americana Rolling Stone, è stato una delle prime star a scalare le classifiche americane con materiale proprio dedicando spesso le sue canzoni ai fans, specialmente al genere femminile.
Purtroppo perì giovanissimo in un incidente aereo assieme ai suoi colleghi Ritchie Valens e Big Bopper, il 3 febbraio del 1959, una data rimasta nella memoria e ricordata anche nella canzone American Pie di Don McLean, come "il giorno in cui la musica è morta" e, aggiungiamo noi, il momento in cui tre stelle nascenti del rock'n roll diventarono immediatamente stelle cadenti.
In un'epoca in cui non esisteva internet e la televisione era ancora vista come un oggetto di lusso è difficile immaginare quanto uno strano strimpellatore come Buddy Holly abbia influenzato intere generazioni di futuri chitarristi, e se si potesse chiedere qualcosa in merito a Eric Clapton o a Keith Richard vi rispondebbero che senz'altro hanno subito, come spesso hanno dichiarato, l'influenza dei Crickets, gruppo di spalla di Buddy Holly.
Dal punto di vista strettamente musicale invece bisogna sottolineare il fatto che molti dei suoi brani, erano composti da due accordi, criterio perfetto per molti principianti che furono incoraggiati a cimentarsi nel mondo musicale seguendo lo stesso metodo, proprio come fecero due futuri songwriters di Liverpool: John Lennon e Paul McCartney.
link alla foto: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/0/00/Buddy_Holly_Brunswick_Records.jpg