Si possono dire tante cose sulla globalizzazione, ma non che non abbia i suoi vantaggi, compresa anche una maggiore consapevolezza delle culture delle altre popolazioni. Con la nascita di questo villaggio globale si assiste ad un incontro culturale sempre più rapido, spesso mediato da serie televisive, piattaforme streaming e da tutto ciò che la globalizzazione ha permesso di portare su quel canale virtuale che viaggia tra una nazione e l’altra senza la necessità di doversi muovere da casa, quasi sostituendosi agli antropologi (purtroppo per me direi), a volte però anche col rischio di enfatizzare gli stessi stereotipi. Ma dopotutto gli stereotipi esistono per un motivo.
Comunque, partendo da questo presupposto di incontro/scontro tra culture, non possiamo non ringraziare Netflix per aver portato sul territorio italiano il fomat televisivo trentennale con i bambini dedicato a piccoli e adulti: Old enough.
Si tratta di un reality giapponese di Nippon Tv, dove una serie di bambini tra i 2 e i 5 anni devono affrontare la loro prima commissione, con tutto quello che ne consegue. I piccoli adulti devono in questo modo prendersi le loro prime responsabilità, affrontare le proprie paure, come quella del buio, e anche superare le proprie restrizioni mentali, come raccogliere il pesce a mani nude, nonostante non sia una delle esperienze più entusiasmanti per qualcuno. E tutto questo, totalmente da soli, o meglio, senza l’aiuto dei propri genitori: i bambini infatti non sono mai lasciati a se stessi, ma sempre accompagnati dai cameramen e dai vicini, soprattutto nei pesi più piccoli, pronti ad intervenire in caso di bisogno. Il tutto è accompagnato da un’avvincente telecronaca che riesce a far sorridere (e non ridere) delle imprese dei piccoli eroi, senza mai rischiare di diventare una sorta di candid camera, prendendosi gioco di loro.
Old enough è un programma puro, genuino, che porta sullo schermo delle tradizioni a quanto pare tipiche di una nazione lontanissima da quella occidentale, in ogni senso.
Old enough è per tutti: grandi e piccini. Lo spettatore adulto si commuove, mettendosi nei panni dei genitori dei piccoli bimbi, anche loro messi alla prova nel lasciarlo andare. Lo spettatore bambino, sogna e s’immedesima con loro nell’affrontare quell’impresa, eroica ai loro occhi, pronti a non deludere le aspettative di chi ha riposto fiducia in loro.
Hajimete no Otsukai, che significa proprio “prima commissione”, questo è il titolo originale della serie, è il programma che tutti dovrebbero apprezzare e vedere, soprattutto in un contesto occidentale, dove ora i più piccoli vengono privati, fino all’eta realmente adulta, di qualsiasi responsabilità, negandogli in un certo senso il diritto di crescere. Anche perchè c'è da dire che i genitori dei piccoli bambini non mettono solo i bambini al proprio livello, affidandogli i compiti più “duri”, ma si pongono anche loro stessi a quello dei loro figli, abbassandosi sempre nel momento in cui parlano con loro, senza mai guardarli dall’alto in basso. Non vengono visti solo come bambini, ma piuttosto trattati con rispetto, come se fossero dei loro pari.
Tuttavia per apprezzare come dovrebbe essere il programma bisogna vederlo con gli occhi di chi sa che quello non è il proprio mondo, senza peccare di arroganza e cercando di pulirsi da quelle che sono le proprie abitudini culturali.
Nella sua semplicità ogni puntata, di circa 10/15 minuti, è una grande avventura che va affrontata con coraggio e tenacia e un'estrema capacità di problem solving, che tra l’altro è la caratteristica umana che accomuna tutti gli individui di tutte le culture e nazionalità, quindi forse è arrivato anche il tempo di spingere i nostri figli a prendersi delle piccole responsabilità insegnando loro che il mondo, prima o poi, va affrontato da soli.
Grazie Netflix!
Link alla foto: https://www.netflix.com/it/title/81506279