I dimenticati Badfinger

Domenica, 23 Ottobre 2022 00:00
  

La rubrica del mese di ottobre 2022 ci porta nelle stanze della Apple, non in quelle dell’azienda informatica creata da Steve Jobs, ma in quelle dell’etichetta discografica creata dai Beatles nel 1968, per raccontarvi la storia della band gallese dimenticata alla velocità della luce: i Badfinger. Tuttavia le canzoni di quei volti oscurati dal tempo sono rimaste nell’immaginario collettivo e cantate ancora adesso dai ragazzini, come la celebre Without You, spacciata dalla grande Mariah Carey.

 

Il complesso degli Iveys, (così veniva chiamato dal 1961 n.d.a), probabilmente scoperto da Mal Evans, il roadie dei Beatles, sembrava all’inizio del suo debutto discografico uno di quei prodotti creati ad hoc dalla Apple stessa, messo lì giusto per fare catalogo, tantoché da molti critici dell’epoca venivano dipinti semplicemente come degli emuli dei Fab Four, forse perché troppo legati commercialmente ai quattro capelloni di Liverpool.

 

Alle apparenze le critiche possono sembrare ragionevoli, ma se guardiamo il tutto a 360 gradi rileviamo che quando il Power Pop prese piede in Gran Bretagna i nostri divennero uno dei punti di riferimento di questo genere.

Tra il 1969 e il 1972 molti dei loro colleghi illustri, tra cui gli stessi John Lennon e George Harrison, richiesero la loro presenza come session men per i loro dischi e altri, come Harry Nillson, scelsero di cantare i loro brani. Sarà anche per questo che le loro ballads divennero immortali.

 

I ragazzi di Swansea si trovarono al posto sbagliato nel momento sbagliato.

Nonostante un buon piazzamento nella classifica inglese, con il brano Came and Get It, il gruppo degli Iveys/Badfinger non prese mai il volo perché il disastro finanziario alla Apple corps li colpì in pieno, limitando la commercializzazione e la distribuzione dell’intero catalogo, relegando la musica dei suoi artisti a improbabili nerd.

Nonostante un nuovo contratto discografico con la Warner i Badfinger non raggiunsero mai il successo meritato, non solo perché destinati a una utenza di nicchia, ma perché il loro manager Stan Polley tratteneva per sé quasi tutte le royalty dei loro dischi.

 

Questo portò prima instabilità al gruppo e successivamente alla depressione e al suicidio di Tom Evans e Pete Ham, voci principali dei loro brani nonché principali songwriter dei loro pezzi.

Dopo la loro morte, molti sciacalli si sono avventati sulla loro musica, ma nessuno è stato in grado di valorizzarla appieno e farla conoscere

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