Negli anni ’70, in piena epoca punk, in Gran Bretagna, centinaia di ragazzini appassionati di musica rock, oltre a indossare vestiti strappati, vistose catenine al collo, tutto accompagnato da capigliature colorate alla moicana, andavano in giro con una simpatica T-sirth con la scritta “I hate the Pink Floyd”, resa celebre dal cantante dei Sex Pistol, Johnny Rotten, che puntava il dito contro i musicisti della vecchia generazione, ritenuti ormai dei dinosauri perché incapaci di stare al passo con i tempi e di offrire al pubblico qualcosa che li tenesse ancora sulla cresta dell’onda.
Dopo 40 o 50 anni possiamo dire che quelle invettive, oltre ad essere state di cattivo gusto, hanno sortito l’effetto di un karma negativo sull’intero movimento punk. Infatti quei dinosauri hanno resistito all’onda d’urto delle mode che si sono susseguite e hanno continuato a fare musica sino ai giorni nostri nonostante l’età anagrafica, motivo per cui molti di loro hanno pensato di appendere le loro chitarre e microfoni al chiodo, perché fare un disco o fare una tournée non era più divertente o esaltante come un tempo.
Peccato che non gli crediamo!
Molti artisti attivi durante il “secolo breve” dicevano che l’unica cosa importante, all’epoca, era quella “di avere i soldi per farsi le piscine” e adesso ci vengono a raccontare che non riescono più a stare dietro al sacro fuoco dell’arte. Ma questo fuoco è mai esistito?
Chi non ce la fa più fisicamente o non ha più idee è giusto che mandi in pensione il proprio personaggio e che si goda il tempo rimasto, ma storciamo il naso sul fatto che molti cantanti annuncino il “falso” ritiro dalle scene con un farewell tour in grande stile. Sembra proprio che non sappiano rinunciare all’ultima jacuzzi “regalata dai fans.” Non c’è nulla di artistico dietro le loro intenzioni.
Ci sentiamo presi in giro perché nonostante i loro annunci, continuano a suonare e a cantare confidando nel fatto che il pubblico abbia la memoria dei pesci rossi.
Gli ultimi ad aver annunciato il tour di addio sono stati gli Eagles che, timidamente, hanno annunciato di voler chiudere il cerchio dopo 52 anni di attività. Il loro The Long Goodbye Final Tour inizierà nella fine del 2023 e si concluderà nel 2025. Al momento non abbiamo altre informazioni ed è impossibile giudicare se, come altri loro illustri colleghi, stiano facendo promesse da marinaio.
È impossibile fare un elenco completo di questi musicisti ma, concludiamo questo articolo con i “Pinocchi” più eclatanti.
I Kiss annunciarono nel 2000 la volontà di ritirarsi, dicendo che ormai la band aveva scalato tutte le montagne e che ormai volevano dedicare il loro tempo al gardering. Ebbene sono oltre vent’anni che da dopo l’addio continuano a suonare e giurano, con le dita nascoste dietro la schiena, che nel 2023 ci saranno le loro ultime date.
Tina Turner, scomparsa poco più di un mese fa, nel 2000 annunciò il ritiro dalle scene dopo 44 anni di carriera. Si rimise in gioco qualche anno dopo, per festeggiare i suoi 50 anni, dicendo che tutti gli artisti che amava continuavano a suonare, e quindi le sembra giusto continuare a ritornare on the road.
Eric Clapton nel 2017, in occasione della presentazione del “Live in 12 bars”, annunciò alla stampa il ritiro definitivo perché il suo fisico non reggeva più e soprattutto perché l’epoca delle chitarre è ormai finito. La carriera dell’ex voce dei Cream è ancora attiva e a settembre suonerà a Los Angeles.
I Pooh, dopo una carriera straordinaria, arrivati ai 50 anni di attività, decisero di sciogliere consensualmente la band e di salutare i fans con un tour di addio. Durante il covid morì Stefano D’Orazio e i membri in vita giurarono che, proprio per la morte dello storico batterista, non avrebbero più riformato la band. Qualcosa deve avergli fatto cambiare idea visto che nel 2023 la band di Facchinetti sarà impegnata da luglio fino a ottobre.
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