Piero Fassino l’ha fatta fuori dal vaso ancora una volta.
Il 3 agosto scorso siamo rimasti sbigottiti per le affermazioni dell’ex Sindaco di Torino fatte a Montecitorio.
Ha agitato il cedolino del suo stipendio, a mo’ di bandierina, proferendo testuali parole: “L’indennità che ciascun deputato percepisce ogni mese dalla Camera è di 4.718 euro al mese. Si tratta certamente di una buona indennità, ma non è certamente uno stipendio d’oro”. Un’affermazione che se fatta da un parlamentare del centro destra non avrebbe destato scalpore, ma fatta da chi dovrebbe rappresentare la classe media diventa qualcosa di surreale e inaccettabile. Quello che dà più fastidio è che nel momento storico in cui il popolo chiede a gran voce una legge per il salario minimo e il ripristino del reddito di cittadinanza c’è chi mostra le sue 4.718 euro al mese come se fosse una normale indennità a cui lui non vuole rinunciare, perché la ritiene il minimo sindacale per un parlamentare.
Dimenticando, o meglio volendo dimenticare, che è una somma che poche persone, della classe media, riescono a vedere tutta assieme.
Certamente sappiamo che le spese di un parlamentare sono tante, ma Fassino sa che un comune mortale deve affrontare spese del mutuo, della scuola per i figli, le spese per dentista, per medicinali, per benzina, per alimentari, il tutto con uno stipendio, quando va bene, di circa 1500 euro mensili? Non mentiamo affermando che da anni ormai il Partito Democratico non ha più connessione sentimentale con la gente comune che arranca per arrivare alla fine del mese e che Girogia Meloni potrà continuare a governare per altri vent’anni dal momento in cui i suoi avversari politici sono certi personaggetti, come direbbe il presidente della regione Campania Vincenzo De Luca.
E dal momento che in alcuni settori della pubblica amministrazione c’è anche chi ha uno stipendio ancora più corposo dei nostri onorevoli, come quello dei giudici o dei dirigenti sanitari, il nostro atto di accusa non è certamente rivolto al quantum, ma contro un sistema autarchico che decide autonomamente quanto guadagnare e soprattutto cosa inserire nelle voci di rimborso. Paradossalmente se qualcuno osa puntare il dito contro i privilegi della casta, gli viene detto che quelli sono “diritti acquisiti” che servono al loro decoro. Ma al decoro dei cittadini chi ci pensa?
E certamente con 4.700 al mese la vita sarebbe decorsa per chiunque, peccato che Fassino ha omesso di dire che oltre al trattamento economico ci sono altre voci accessorie che spettano solo a loro.
Elenchiamo quelle più importanti.
Diaria per le spese di soggiorno a Roma.
Il giornale “Il sole 24 ore” ammonta questa cifra a 3500 euro al mese e probabilmente per vivere nella capitale di Italia, in cui c’è il record del caro affitti, saranno anche insufficienti, ma la maggior parte della attività parlamentare si concentra in 2-3 giorni alla settimana, principalmente dal martedì al giovedì. Molti degli Onorevoli usa questi soldi per alloggiare nei B&B.
Il Rimborso mensile per le spese di mandato.
Ogni parlamentare ha il diritto di farsi rimborsare fino a 3600 euro al mese dalla Camera di appartenenza, le spese per il proprio staff, per le attività di ricerca, per le organizzazioni degli eventi, etc. e per ottenere tale somma, il Deputato o Senatore è obbligato a rendicontare metà della somma, come ha riferito l’ex Deputato Alessandro Di Battista in un video su YouTube.
Spese telefoniche.
Ogni parlamentare ha diritto a 1200 euro all’anno per sostenere, con il proprio telefono, le chiamate nazionali e internazionali.
È risaputo che qualsiasi operatore telefonico permette con 20-30 euro al mese traffico nazionale illimitato e attraverso Zoom, Skype o qualsiasi software di videochat si possono fare conversazioni internazionali a costo zero.
Spese di Viaggio.
Ogni parlamentare ha il diritto di spostarsi gratis ogni qual volta che lo ritenga, sia in prima classe, o in Business, sul territorio nazionale. Per ottenere lo stesso benefit per i voli internazionali, il deputato o Senatore deve avere uno specifico mandato o “missione” della camera di appartenenza.
Potremmo continuare con l’elenco dei privilegi dei parlamentari, ma rischieremo di cadere nella trappola del populismo, e poiché non siamo “cattivi maestri” non vogliamo certo izzare il popolo, ma ci dispiace doverci associare alle parole di Gian Antonio Stella, autore del besteller La Casta, e a mo’ di sconfitta ammettere che ci sembra di essere ancora nell’antica Roma. Da allora non è cambiato niente: nulla riesce a scalfire il sistema.
link alla foto: https://www.open.online/2023/07/24/piero-fassino-sconfitta-elezioni-torino-2016-pd-m5s/
Credits foto: ANSA/Tino Romano | Piero Fassino alla presentazione del libro “Il ritorno degli imperi” a Torino (18 novembre 2022)