L'acqua non è un bene illimitato

Sabato, 22 Ottobre 2016 17:18
  

L'acqua è il bene di primaria importanza per eccellenza, da sempre ritenuta erroneamente risorsa illimitata.

Oggi, in Occidente, se per un guasto alla rete idrica della nostra città l'acqua viene a mancare per qualche ora, ci si sente persi poiché siamo abituati ad averla sempre a disposizione. 

Al contrario, vi sono paesi in molte parti del mondo dove si è costretti a raggiungere a piedi un pozzo lontanissimo per usufruire di una piccola quantità di acqua; questo è lo scenario di una gravissima situazione mondiale che mostra un enorme divario tra il Nord e il Sud del mondo. 

Fino a quando l'uso dell'acqua è connesso al bisogno reale delle persone tutto va bene, però sappiamo che specifici settori industriali attraverso la vendita dei prodotti e per la casa e per l'igiene, a forte impatto ambientale, hanno favorito enormi sprechi di acqua, problema che potrebbe essere ridimensionato se sul mercato vi fossero solo prodotti ecologici che hanno un lieve impatto sulle falde acquifere. Infatti l'inquinamento delle falde, aggiunto ai cambiamento climatici a cui stiamo assistendo, conduce alla desertificazione di intere aree geografiche. Inoltre una corretta manutenzione degli impianti idrici consentirebbe un risparmio di acqua e denaro; lo stesso accadrebbe se si usassero miscelatori d'aria nei rubinetti e nelle docce, se si usasse la lavatrice a carico pieno e non si lasciasse il rubinetto aperto durante il lavaggio dei denti o dei capelli. Quindi, ciascuno con il proprio intervento in prima persona può attivamente contribuire a migliorare la situazione.

Il sovraconsumo domestico dell'acqua però è purtroppo irrilevante rispetto agli “sprechi nascosti” che si fanno di questo bene primario. Il suo utilizzo in eccesso è necessario per la produzione di determinati benideterminati beni: per produrre una bistecca vengono utilizzati, nelle varie fasi, mille litri di acqua; per un chilo di carta servono quaranta litri di acqua; l'industria manifatturiera in Italia utilizza ogni anno 5,5 miliardi di metri cubi di acqua dolce; le centrali termoelettriche 2,2 miliardi di metri cubi. 

L'acqua sta diventando sempre più scarsa, quindi. Addirittura l'O.N.U. prevede che nei prossimi vent'anni la sua disponibilità globale procapite potrebbe diminuire, e una ventilata privatizzazione, teorizzata e messa in atto da più paesi, non contribuisce a preservarla. La sua penuria ha già scatenato vari conflitti, mascherati come guerre religiose o etniche. India e Bangladesh si contengono da più di trent'anni i diritti d'estrazione dell'acqua del Gange. Israele riceve due terzi dalle alture del Golan e dalla Cisgiordania: due territori che ha invaso. L'Egitto ha deviato l'acqua del Nilo verso i territori del Sinai, contravvenendo alle leggi internazionali poiché il fiume scorre anche attraverso il Sudan, l'Etiopia, l'Uganda e il Kenia.

La comunità internazionale dovrebbe aiutare tutti quei paesi che si stanno contendendo i corsi d'acqua e dovrebbe incoraggiarli a condividere un bene che non deve essere causa di conflitti e che soprattutto non diventi facile obiettivo del terrorismo internazionale.

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