Sprechi alimentari

Domenica, 30 Ottobre 2016 20:38
  

La crisi di valori, da cui la nostra epoca è segnata, porta inevitabilmente alla necessità di adulare nuovi feticci che possano riempire un vuoto esistenziale di cui l'uomo contemporaneo sente il peso.

Marx parlava di feticismo della merce e individuava nel capitalismo la tendenza al consumo, tendenza che è poi esplosa nella seconda metà del novecento, con un vertiginoso aumento della produzione industriale, indirizzata da un lato al soddisfacimento del mercato e dall'altro al soddisfacimento personale di quel consumatore che poteva finalmente acquistare beni di consumo per migliorare il proprio tenore di vita. La società dei consumi obbliga la massa a spese inutili ed incontrollate e fa perdere di vista quali siano i bisogni reali, poiché spesso vengono sostituiti da bisogni fittizi.

Basterebbe poco per iniziare a limitare gli sprechi: una spesa più oculata e calibrata sull'effettiva esigenza, una maggiore attenzione rispetto alla data di scadenza dei prodotti. Purtroppo, invece, la tendenza è quella di acquistare più cibo del necessario con il risultato che questo surplus alimentare inevitabilmente viene buttato. Basti pensare che ogni anno se ne va nell'immondizia il 3% del PIL italiano.

È da rilevare tuttavia che gli sprechi di cibo avvengono anche in altre fasi della filiera alimentare per i più svariati motivi: incidenti dovuti a intemperie, malattie, infestazioni o a causa di difetti nel sistema di coltivazione o del trasporto. 

Anche nel resto del mondo lo spreco alimentare è una realtà drammatica. Finiscono nella pattumiera miliardi di tonnellate di cibo che potrebbero sfamare l'intera Africa'intera Africa ed evitare che migliaia di persone, costrette dalla fame, fuggano dalla propria terra verso un' Europa vista come l'Eldorado.

Il sistema sta collassando. Si parla tanto di un'equa distribuzione del reddito, ma l'urgenza  oggi è quella di un'equa distribuzione del cibo!

Il sistema alimentare globale sarebbe in grado di sfamare tutti, perciò, come afferma l'ONU, va riorganizzato radicalmente. Se queste buone pratiche venissero attuate, da un lato si sfamerebbero intere popolazioni, dall'altro si eviterebbero episodi di respingimento poiché il male di questo nuovo millennio non è dato da chi ha fame ma da chi affama.

Vota questo articolo
(1 Vota)

Facebook Like

Accedi

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie.