Il decalogo della democrazia secondo Zagrebelsky

Domenica, 30 Ottobre 2016 20:58
  

In un periodo storico come questo, nel quale si fatica alle volte a definire il nostro Stato come uno stato di diritto, le parole dell'eminente professore costituzionalista Zagrebelsky risultano fondamentali. Lo stato di diritto richiede che lo stato assoggetti i cittadini solo a leggi promulgate pubblicamente, che la funzione legislativa dello stato sia separata da quella giurisdizionale e che nessuno all’interno della comunità politica sia al di sopra della legge. Le tre caratteristiche essenziali del costituzionalismo moderno sono la limitazione dei poteri del governo, l’adesione allo stato di diritto e la protezione dei diritti fondamentali. Senza stato di diritto, la democrazia costituzionale contemporanea sarebbe impossibile. La domanda che noi ci poniamo è: si può parlare di vera democrazia in Italia?

“In Italia, e forse non solo, si è democratici non per convinzione, ma per assuefazione e l'assuefazione può portare solo alla noia, perfino alla nausea e al rigetto. È pur vero che la partecipazione può improvvisamente infiammarsi e l'indifferenza può essere spazzata via da ventate di mobilitazione, in situazioni eccezionali. Sono, però, reviviscenze che non promettono nulla di buono. Gli elettori, eccitati, si mobilitano su fronti opposti per sopraffarsi, al seguito di parole d'ordine elementari: bene-male, amore-odio, verità-errore, vita-mortepatriottismo-disfattismo, eccetera, cose che lestofanti della politica spacciano come rivincita dei valori sul relativismo democratico. Parole che potranno forse servire a vincere le elezioni ma intanto spargono veleni, senza che un'opinione pubblica consapevole sappia difendersi, dopo che la routine l'ha resa ottusa.”- dice Zagrebelsky. Questa analisi pone l'attenzione sul significato di democrazia che, oggigiorno, è stato svuotato, diventando quasi uno scheletro vuoto. Per sopperire all'apatia politica degli italiani, egli stila un decalogo di semplici regole, valori di una democrazia salda.

 

1)La fede in qualcosa che vale:

La democrazia deve credere in se stessa e deve saper cacciare fuori le unghie. È relativistica; democrazia e verità assoluta sono incompatibili. Se la democrazia è relativistica allora, solo allora, la società potrà essere libera.

2)La cura delle individualità personali:

Tocqueville diceva che la massificazione è un pericolo mortale, la democrazia è fondata sugli individui. Il perché si individua nel fatto che la massa informe si può accontentare di un demagogo in cui identificarsi istintivamente; basta guardare i regimi totalitari del regime scorso. Il nostro sistema democratico deve curare e coltivare l'originalità di ciascuno dei membri e deve combattere la passiva adesione alle mode. Un richiamo va fatto alla scuola che deve alimentare, e non reprimere, caratteri e vocazioni personali dei giovani.

3)Lo spirito del dialogo:

Le parole d'ordine della democrazia sono: dialogo, discussione, ragionamento. Il misologo, infatti, non è ben accetto. Ragionare insieme presuppone che i fatti oggetto della discussione siano veri. “Sono regimi corruttori delle coscienze fino al midollo, quelli che trattano i fatti come opinioni e instaurano un nichilismo della realtà, mettendo sullo stesso piano verità e menzogna”- queste le parole del professore. Quello che non si dovrebbe fare, ma che oggi si pratica quotidianamente. Prendiamo ad esempio Socrate, maestro del dialogo.

4)Lo spirito dell'uguaglianza:

L'art. 3 della nostra costituzione è un diritto fondamentale: situazioni uguali vanno trattate in maniera uguale; situazioni differenti in maniera differente. La dolcezza della parola uguaglianza risale dalla democrazia ateniese ed è sempre più spesso violata e lasciata nel dimenticatoio. Il privilegio, come dice Zagrebelsky , crea rincorse perverse. In un paese come il nostro vige la legge del più forte e accompagnata ad essa ci sono leggi ad personam, disagi, frustrazioni, carrierismo diffuso, suicidi e invidia sociale. Lo spirito di uguaglianza è decaduto, ma ciò è risaputo da anni.

5)Il rispetto delle identità diverse:

La scuola deve promuovere la reciproca accettazione e l'idea del rispetto. Insieme ad essa, anche le istituzioni dovrebbero divulgare giusti valori di solidarietà e tolleranza.

6)La diffidenza verso le decisioni irrimediabili:

Non ci sono verità assolute, come soluzioni definitive. La via di uscita per dire “ci siamo sbagliati” deve restare sempre aperta. La non accettazione della pena di morte e la rieducazione, o meglio ancora la risocializzazione, devono essere precetto principale indiscutibile. Discutiamo, ma non prendiamo decisioni rischiose e senza scelte di ritorno.

7)L'atteggiamento spirituale:

Teoria e pratica. Esperienza e apertura mentale verso altre culture, verso la conoscenza del mondo. Sconfitte susseguite da nuova energia.

8)Coscienza di maggioranza e coscienza di minoranza:

Le minoranze non devono essere escluse, anzi. Terreno per la sfida sempre aperto, confronto sano. La maggioranza avrà il compito di dimostrare la validità delle sue scelte e la minoranza, a sua volta, dovrà insistere su ragioni migliori. 

9)L'atteggiamento altruistico:

Questa volta pensiamo alla repubblica di Montesquieu, delineata da lui come amante della cosa pubblica a cui tutti possono attingere. Nessuno può e deve essere lasciato a se stesso.

10)La cura delle parole:

Le parole devono essere oggetto di cura e di qualità. Devono essere utilizzate dal legislatore in maniera tassativa e determinata. Le parole non devono essere ingannatrici, fraintendibili e devono contenere poche metafore. Il dialogo deve essere pulito, non un espediente per portare le persone dalla propria parte, come succede in politica. La politica tradisce, la democrazia è onesta.

Un decalogo attuale, che ci fa riflettere molto. In questi mesi, precedenti al referendum e brulicanti di bassa politica, tutte queste regole sono state spesso vanificate. Nella cronaca odierna  vediamo leso il principio di uguaglianza e l'art. 54 sulla fedeltà alla repubblica e tanti altri diritti fondamentali, sanciti dalla nostra carta costituzionale. I diritti dei cittadini vengono trasgrediti dalle bugie elettorali, promesse utopiche e da riforme fallaci. La consapevolezza viene meno e gli sproloqui prendono di mira i salotti degli italiani. Spetta a noi non farci raggirare da questi meccanismi e, l'unico modo per farlo, è tramite la conoscenza, partendo dal pensiero giuridico illuministico fino a quello odierno, in modo da capire dove e quando è nato lo stato di diritto e come si è arrivati alla nascita della nostra democrazia.

 
 
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Giulia Compagnone

Nata a Napoli,frequenta la facoltà di giurisprudenza. Da sempre innamorata della sua meravigliosa città, nonostante i suoi difetti e le sue contraddizioni. Ogni giorno cerca di impegnarsi , di lottare per lei, attraverso azioni pratiche e attraverso la sua scrittura. Non finisce mai di stupirsi di quanto possa dare questa città, malgrado sia un vero e proprio paradiso abitato da diavoli.Ama la cultura e tutto ciò che è legato ad essa ,ha uno spiccato senso civico ed è appassionata di musica e di danza.

Le due sue citazioni preferite sono:" raccontare le cose come stanno vuol dire non subirle" di Roberto Saviano e " vi sono momenti nella vita in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale,un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre" di Oriana Fallaci.

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