Siamo sicuri di ciò che mangiamo?

Giovedì, 02 Febbraio 2017 19:55
  

«Se i macelli avessero le pareti di vetro saremmo tutti vegetariani». In questo modo Paul McCartney introduce uno dei video più famosi e diffusi su internet dall'associazione animalista inglese People for the Ethical Treatment of Animals, PeTA , che denuncia le pratiche attuate negli allevamenti intensivi; la visione di questo filmato induce a riflettere e a porsi delle domande.

Gli animali che si trovano in questi luoghi non sono accondiscendenti o altruisti nei confronti di chi li tiene in quelle condizioni, non hanno scelto di loro spontanea volontà di stare rinchiusi, di stare ammassati l'uno sull'altro e di giacere nei loro rifiuti in attesa del  giorno del giudizio.

Sono trascorsi secoli, se non millenni, da quando l'uomo ha deciso di passare da un'alimentazione frugivora ad una completamente onnivora, e sembra che non ci siano alternative ad un olocausto che coinvolge animali da pascolo, equini, suini e pesci.

Il termine olocausto é certamente un termine forte, ma non sono stato il primo ad usarlo; il termine è stato usato per la prima volta da Charles Patterson nel libro “Un'eterna Treblinka. Il massacro degli animali e l'olocausto”, per evidenziare lo sfruttamento immorale a cui vengono sottoposti gli animali negli allevamenti intensivi e nei macelli.

La rete è piena di filmati horror, ottenuti da audaci animalisti che, rischiando denunce, prigione e perfino la vita, hanno immortalato le sevizie inflitte agli animali; addirittura Giulia Innocenzi ha segnalato, sia attraverso i media che nel suo recente libro “Tritacarne”, che  anche in Italia marchi eccellenti non sono esenti da colpe.

Le immagini trasmesse in rete scuotono le coscienze e stanno spingendo alcune nazioni a gesti coraggiosi, così in Francia si sta discutendo sulla possibilità, a partire dal primo Gennaio del 2018, di installare videocamere fisse nei mattatoi; nel frattempo non si può restare “con le braccia a sen conserte” mentre gli animali continuano a soffrire, bisogna fare qualcosa per arginare il problema, che non riguarda solo la qualità della vita di esseri senzienti, ma anche il prodotto che finisce sulle nostre tavole.

Bisognerebbe chiedersi qual è il senso di questa condotta che porta gli animali ad essere umiliati e privati della loro dignità, per molti un male necessario per il nostro egoistico benessere.

Però è risaputo che nel percorso di vita di ognuno di noi possono esserci dei cambiamenti di mentalità che possono riguardare l'alimentazione e lo stile di vita, per cui sempre più persone iniziano ad interessarsi di ciò che accade negli allevamenti e nei macelli. In tanti vogliono sapere se l'alimentazione degli animali sia bio-compatibile con la loro natura e se sia addizionata a farmaci e sopratutto vogliono capire se quei filmati diffusi dagli animalisti sono veritieri. Dallo uno studio dell'associazione italiana CIWF, che lavora esclusivamente per la protezione e il benessere degli animali allevati a scopo alimentare, sappiamo che gli animali allevati industrialmente sono considerati semplicemente come fonte di profitto ed è per questa ragione che vengono nutriti con farine animali e vegetali, non sempre consone alla loro natura. Per evitare malattie ed epidemie, quali ad esempio salmonella o aviaria, vengono letteralmente bombardati da medicinali che, non smaltiti al momento della macellazione, passano nel nostro organismo provocando effetti dannosi per la salute umana.

Su questo tema sono stati scritti fiumi di articoli, ma bisogna tenere alta la guardia affinché il problema resti sempre attuale e se anche solo un mio lettore avrà maggior consapevolezza di ciò che mangia, avrò messo un tassello in più in favore di questa causa.  

Vota questo articolo
(0 Voti)

Facebook Like

Accedi

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie.