Il terrore corre sul filo dopo i fatti di Berlino ed Ankara

Martedì, 27 Dicembre 2016 10:34
  

Non mi affido mai ad una sola fonte per comprendere gli avvenimenti; cerco sempre di guardare oltre la notizia e di non soffermarmi sulle apparenze, solo in questo modo riesco, scavando nel profondo, ad esprimere un giudizio che forse mi farà apparire un gran rompiscatole: sono nato diffidente e morirò critico.

A Berlino, come è successo a Nizza, un camion ha travolto la folla uccidendo 12 persone e ferendone una cinquantina. Ad Ankara l'ambasciatore russo Andrey Karlov è stato ucciso da un attentatore che ha voluto vendicare le morti di Aleppo, atti che hanno oscurato la sparatoria avvenuta a Zurigo in una moschea frequentata da rifugiati somali.

Poiché la Turchia e la Germania hanno tra di loro un fortissimo legame, determinato dalla grande immigrazione di turchi nelle città tedesche, colpirle contemporaneamente l'una perché non più “morbida” con il Califfato, e l'altra perché da poco coinvolta militarmente in Siria, è stato un messaggio di sfida globale dei jihadisti.

Un messaggio lanciato da una regia occulta che tende a destabilizzare il già vacillante equilibrio mondiale, un messaggio molto più ampio: dividere e destabilizzare i governi occidentali, spingere l'opinione pubblica su posizioni oltranziste tali da alimentare ancor di più lo scontro di civiltà; un messaggio che varca anche l'oceano, perché chiaramente è  rivolto anche a Trump. 

Negli Stati Uniti “qualcuno”, contrario alle relazioni con Mosca, ha tentato di far pressione sui grandi elettori affinché non sostenessero più l'elezione del prossimo presidente che, già in campagna elettorale, aveva assicurato di voler migliorare i rapporti con Putin; ma con il boicottaggio non riuscito si è aperta la strada ad una prospettiva di dialogo tra le due superpotenze, che per il Tycoon americano prevedeva anche un accordo bilaterale, oggi inesistente, anti ISIS, prospettiva minata ad Ankara attraverso l'uccisione di Karlov.

Con questi attentati si è voluto mettere in crisi l'asse militare turco-russo che sta indebolendo la politica statunitense, privandola di referenti arabi, in Medio Oriente.

I fatti accaduti sia in Turchia che in Germania hanno rafforzato la mia convinzione che se il 2016 sarà un anno da dimenticare, ancora di più, purtroppo, lo sarà il 2017. 

Il nuovo anno si presenta pieno di incognite: si vota in Francia e in Germania, nei Paesi Bassi, e forse anche in Italia e Spagna, nazioni in cui l'arrivo dei profughi alimenta paure che potrebbero portare ad altre chiusure a riccio, che, come un cane che si morde la coda, potrebbero far aumentare gli atti di terrorismo.

L'Europa è chiamata ad avere una politica internazionale autonoma puntando su nuove forme di relazioni internazionali e sopratutto non deve incorrere negli errori del passato, esportare la democrazia, esportare armi e non appoggiare despoti locali, ma sopratutto deve incoraggiare nuove forme di dialogo basate sulla reciprocità e sulla tolleranza. 

Vota questo articolo
(0 Voti)

Facebook Like

Accedi

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie.