Il Pallone, i Mercanti e il Tempio

Sabato, 17 Giugno 2017 00:00
  

Il primo album dei calciatori Panini che comprai fu quello del Campionato 1986/87: c'era ancora Platini alla Juve, Baggio alla Fiorentina e Paolo Rossi al Verona (!), gli olandesi non erano ancora sbarcati a Milano e un giovane Diego Armando Maradona veniva scambiato per una pila di figurine spessa come i sopracciglioni dello zio Bergomi.

 

Cambiamenti di casacca, anche clamorosi, ce n'erano anche allora, ma di bandiere se ne vedevano ancora; la situazione è poi cambiata con gli anni, e saltando di qualche anno in avanti, dopo gli addii di Baresi, Maldini, Del Piero, Zanetti e Totti, a sventolare sono rimasti solo Buffon, Hamsik, Pellissier e magari qualcuno che ora mi sfugge.

 

Ma non vi preoccupate, non siamo qui a rivangare i bei tempi andati, o puntare il dito contro l'Ibra di turno (che però, a parte baciare la maglia del Barça non ha mai fatto grandi dichiarazioni d'amore a questa o quella squadra), ma una brevissima riflessione sulla questione Donnarumma è d'uopo.

 

Più che colpevolizzare il ragazzo, si osserva, ancora una volta impotenti, lo strapotere dei procuratori, idealmente capitanati da Mino Raiola, e la totale mercificazione del calcio. Certo, il pallone è un business, nessuno discute, ma il modo in cui i sentimenti vengono calpestati, la passione dei tifosi mortificata e – talvolta – la volontà degli stessi giocatori ignorata sta toccando vette inaudite.

 

E intollerabili.

 

Nell'attesa di sapere come si concluderà l'indagine della FIFA sul pingue Raiola per il trasferimento di Pogba (e se mai ci sarà un giro di vite), ci aspetta una lunga estate senza Mondiali o Europei in cui la speranza, o almeno la mia, è quella di tornare a leggere le solite castronerie su Lamela/Lavezzi/Di Maria/Argentino_random all'Inter o Messi al Napoli, piuttosto che vedere un giovane gettare via l'opportunità di diventare una bandiera del Milan, che, a conti fatti è uno dei cinque club più blasonati al mondo.

 

Mica pizza e fichi.

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Gabriele Basile

I don't believe in many things, but I do believe in duct tape.

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