Proteste a Napoli nella notte: la reazione al nuovo lockdown di De Luca

Sabato, 24 Ottobre 2020 07:45
  

La pandemia ha cambiato il nostro stile di vita: c’è chi ha imparato a fare la pizza o il pane, chi ha recuperato quella serie lasciata in sospeso, chi ha finito quel libro che ormai aveva preso la cittadinanza sul comodino; ma c’è anche chi ha sofferto l’ansia e il panico, chi si è ammalato di covid o di altro, chi è morto.
Azzardo un parallelo, forse forzato: quando i soldati di ritorno da una delle due guerre mondiali sentivano rumori forti, ricordavano i rumori delle bombe e soffrivano, pativano il panico. Oggi è il sentire la parola ‘lockdown’ a far scattare il panico.

Ieri, 23 ottobre 2020, come ogni venerdì, il Governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca ha tenuto la consueta diretta sui social, nel primo pomeriggio. Già da tempo lamentava l’aumento dei casi nella regione, la necessità di misure restrittive per cercare di fermare il contagio, il bisogno estremo di prudenza da parte di tutta la popolazione. Ieri, venerdì 23 ottobre 2020, ha dichiarato di aver in programma un nuovo lockdown.

Questo è quello che ha detto. Non ha parlato di misure economiche che sostenessero coloro che, per il lockdown, sono impossibilitati a lavorare e, di conseguenza, a trovare fonti di sostentamento. Non ha parlato di tempistiche: l’ordinanza ancora bisogna iniziarla a scrivere. Ha detto la temibile parola: lockdown.

Come ha reagito la popolazione campana? Panico. Il panico di chi, nello scorso lockdown, quello nazionale, ha sofferto e patito emotivamente, fisicamente ed economicamente. Il panico di coloro che, nello scorso lockdown, sono riusciti a barcamenarsi ma, in un nuovo lockdown, non sanno se possono farcela.

Ed ecco che una folla scende in piazza, protesta, si ribella, intasa le vie del centro storico fino al lungomare, luogo simbolo della città. Chiedono garanzie, chiedono rassicurazioni, vogliono certezza, vogliono poter lavorare, poter sostenere le proprie famiglie. Sono tantissimi, vogliono far sentire la propria voce alle autorità, sentite sempre come lontane, chiuse nei loro uffici e ignare di come vive la gente comune.
Sono tanti, ma non altrettante sono le mascherine. Alcuni non le hanno. E la distanza di un metro? Non c’è.
Ad un certo punto, però, scatta la violenza: auto della polizia urtate e colpite, fumogeni, un cassonetto dato alle fiamme, un inviato di Sky Tg24 spintonato.

E stamattina la città si è svegliata con una valanga di post e commenti sui social: c’è chi sostiene la manifestazione di ieri sera, chi ne critica la svolta violenta, chi sostiene che forse si poteva far sentire la propria voce in altri modi, modi pacifici (ad esempio quello di tenere i negozi aperti tutte la notte),chi sostiene che in realtà i contagi si diffondono per la situazione inumana in cui si è costretti a viaggiare sui mezzi pubblici.

Stamattina, però, la città si è svegliata anche sotto una fitta nebbia, che sembra quasi voler sedare gli animi o forse porre un velo su ciò che è successo.





Link alla foto: https://www.ilmessaggero.it/italia/coprifuoco_napoli_de_luca_proteste_corteo-5542287.html

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Annachiara Giordano

Studentessa di Lettere moderne e aspirante giornalista, sono appassionata di letteratura e viaggi, cinema e telefilm, insomma di tutto ciò che possa stimolare fantasia e immaginazione. 

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